29 mar 2010

Cranberries@Milano

Partiti alle 13:30, ci son volute tre ore di macchina per raggiungere il forum di Assago, il tutto andando a velocità codice, che i tutor erano ben attenti a controllare le infrazioni. Arrivati e parcheggiata la vettura, opportunamente rifocillati approfittando dei numerosi “Gino Panino” disposti all’interno dei parcheggi, comprata la maglietta dell’evento, io e la mia amica O ci siamo messi in coda. Erano le 17. La coda era educata e ordinata e neanche tanto lunga, ma alle 18 faceva il giro del parcheggio, poi alle 18:30 hanno aperto i cancelli e, via, tutti dentro, e con nostro stupore, ancora nessuno correva, la coda rimaneva educata e ordinata, ma io e la mia amica O per ricordarci che eravamo ad un concerto e per giunta di una band internazionale ci siamo messi a correre lo stesso e ci siamo accaparrati dei posti sotto il palco. Dopo un’oretta passata accampati sul pavimento, all’improvviso l’educazione e l’ordine della folla veniva meno e tutti si alzavano in piedi, accalcandoci l’uno sull’altro, anche se mancava ancora un’ora all’entrata del gruppo spalla, mica dei Cranberries, per i Cranberries ci volevano ancora due ore e mezza, e il tutto con gran gioia di una tipa affianco che si ritrovava con mille obettivi della reflex in mano non facendo attempo a riporli. Dopo un’ora passata accalcati così, durante la quale sovente mi domandavo dove mettere le braccia, un donnino dalle cubiche dimensioni affianco si dimenava creando scompiglio e parapiglia, e durante le quali un bibitaro passavo tra la folla con un porta bibite dalle dimensioni utili per porre rimedio al problema della sete in una intera regione martoriata da anni di siccità e carestia, infastidendo tutti gli spettatori, sono apparsi gli Outside Royalty ovvero il gruppo spalla. Mica male questi Outside Royalty, un po’ rock, un po’ indie, comunque vestiti bene (devo scaricare comprare su iTunes qualcosa che gli appartiene per approfondire). Suonano mezzora, forse un’ora, poi si ritirano e comincia l’attesa. Agitazione, la tensione si fa palpabile, è l’attesa dopo 7 anni nei qual il quartetto di Limerick pareva ormai diviso e i 4 componenti parevano incamminatisi ognuno per strade diverse, chi verso carriere soliste come Dolores, chi verso piccole produzioni anonime, che verso il divano di casa probabilmente. Calano le luci, viene giù il tendone nero e si scopre il palco, ed escono. Prima i tre più un tastierista, e poi, fumo, urla, strepiti ed esce lei: la star, la regina della serata, uno scriccioletto sul palco, sgambettante e saltellante, esce Dolores. Intona la prima canzone, saltellando e correndo di qua e di là per il palco, in perfetta forma fisica, agitandosi neanche tanto ritmicamente ballando come fa nei video, con movenze simili talvolta a quelle di un pinguino, talvolta a quelle di un papero, poi parla, in inglese, e io con la conoscenza profonda dell’idioma anglofono che mi appartiene capisco solo che nel pomeriggio è stata a Milano e ha comprato le scarpe che indossa, e che ha suonato con Zucchero e Pavarotti. E poi via così, si canta per un’oretta, tra un emozione e l’altra, e ogni tanto Dolores si appropinqua verso il pubblico e ci fa cantare, ogni tanto se la chiacchiera; da donna a modo e con tre figli a casa beve solo da dei bicchieri di vetro, e ogni tanto scompare dietro il palco. Da dietro sento chi si lamenta del mio metro e novanta e davanti sento che altri si lamentano di altri metri e novanta, mi abbasso con aria di scherno all’altezza della mia amico O e vedo che effettivamente han ragione questi a lamentarsi dei metri e novanta, ma tant’è. Bravissima e dall’inconfondibile voce, Dolores canta anche due delle sue canzoni da solista anche se, però, noto che non va molto in alto con la voce e ci resto un po’ male, poi però, una volta a casa leggo che aveva avuto, prima del tour, probemi alla voce e quindi la si perdona.
Dopo un’ora e un po’, ecco che i 4 irlandesi più uno vanno a proporre le canzoni più famose ovvero Salvation e poi Zombie, c’era anche Ridicolous Toughts in mezzo ma non so se sia così famosa, e questo presagisce la fine. E’ passata solo un’ora. Dentro me si fa largo un timido moto di delusione. Il quartetto si ritira, ma per fortuna le luci del palazzetto restano spente. Si avvia quindi la solita pantomima: “Fuori, fuori!” è il grido del pubblico, e i mirtilli irlandesi non tardano a rispondere, escono nuovamente ed eseguono altre 4 canzoni del loro repertorio. Dolores nel frattempo si è cambiata e, abbandonati gli anfibi milanesi, lo strano vestito nero e viola che aveva prima e la giacca simil-spolverino, si presenta ora con un vestitino colorato, converse arancioni e un curioso copricapo simile a quello del video di Zombie.
Poi saluta, dice ancora una volta“Ciao” scandendo per bene il fonema “ci”, poi dice ancora una volta “Grazi” e se ne va.
Il concerto si conclude, scrosciano gli applausi, ci vuole una mezzora per uscire dal palazzetto; si mangia un altro panino da Gino Panino, si crea l’imbuto all’uscita del parcheggio del forum di Assago, si passa il casello e si va a casa.

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