30 nov 2010

Digitale Terrestre

0 commenti
Stamattina mi sono alzato dal mio letto caldo e fuori dalle coperte faceva freddo. Poi, dopo essermi lavato il viso sono sceso in cucina a fare colazione e ho acceso MTV come d’abitudine. E non si vedeva una tubo. Allora com’è, come non è, mi son ricordato che oggi c’era lo switch off e ho messo MTV sul digitale. E non si vedeva un tubo. Allora ho navigato tra i numerosi menu del mio televisore e ho proceduto alla sintonizzazione automatica. Dopo un po’, il televisore termina il suo processo di sintonizzazione e MTV si vede, ma, con sommo dispiacere di madre, la RAI no. Dico a madre che bisognerà aspettare i giorni a venire, probabilmente, o forse dovremo rassegnarci a una vita privata dalla ricezione delle emittenti statali.
Dopo un po’, mentre noto che i cornflakes nel latte hanno raggiunto il giusto punto di assorbimento del latte stesso, arriva un sms di Vodafone che oggi attivano l’ADSL e aspettando che Telecom stacchi la linea il telefono non funzionerà a meno chè lo stesso non venga collegato alla Vodafone Station previo inserimento del numero provvisorio col quale dovrò telefonare per un pò.
Ho abbandonato i miei in quell’inferno tecnologico privato delle quotidiane sicurezze e me ne sono andato in ufficio. Si.

29 nov 2010

Lo sconforto dello scrittore

0 commenti
Il blog è una faccenda che quando uno ce l’ha, il blog, ci vorrebbe sempre scrivere, e uno a volte vive una cosa che poi pensa questa la scrivo nel blog. Poi gli viene lo sconforto dello scrittore e pensa che tanto che vuoi che gli freghi alla gente di ‘sta cosa che io voglio scrivere nel blog, allora non la scrivo e mando il blog in pensione, nell’ospizio dei blog lo mando, a giocare a bocce con gli anziani. Ma poi, nella realtà uno che ha un blog ci vorrebbe sempre scrivere, e allora capita che lo va a prendere e lo porta fuori dell’ospizio e gli fa prendere un po’ d’aria. Io poi, personalmente, ho pensato che quando ero giovane, tenevo un’agendina dove scrivevo quello che mi capitava e poi lo leggevo agli amici. Questa agendina la chiamavo “La Gendina” e ci facevamo delle grasse risate quando la leggevo agli amici che si sentivano anche protagonisti delle storie che andavo a narrare, pregne di significati e anche di parolacce, non perché io sia particolarmente scurrile, ma perché le parolacce mi appartenevano come appartengono al linguaggio di un adolescente ribelle e con l’acne. E poi quando invecchiai, mi venne, a un certo punto lo sconforto dello scrittore, e arrivato a raccontare degli esami di maturità, ho smesso di scrivere. E adesso La Gendina riposa dentro il mio comodino custodendo 15 anni buoni della mia vita, e anche se negli anni c’ho pensato molte volte, non mi sono mai messo a riscriverla.
E poi ho pensato al blog e mi è venuta della tristezza a pensarlo chiuso nel comodino e mi è tornata la voglia di scriverci e mi è passato lo sconforto dello scrittore.
Però La Gendina faceva più ridere.